Vietnam tra cielo e terra, villaggi del nord. Anno 1999 - Parte I°

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Saliamo a piedi verso Sapa, nel Vietnam nordoccidentale. Piove ma riusciamo a raggiungere i villaggi nella foresta abitati dalle minoranze etniche. Qui la popolazione vive ancora nelle capanne, alcune con la televisione a colori! Le donne cuciono i loro colorati costumi e accessori. Ci offrono del tè e un liquore forte, una specie di grappa di sorgo, per scaldarci. I mercati di Sapa e Bacha sono affollati di donne nei loro costumi, vendono frutta, verdure, spaghetti, galline, oche, maiali. Sono minute ma molto forti, come tutte le popolazioni montanare. Qui vivono i Man e i Dao che arrivarono dalla Cina nel XVI° sec., i Meo invece s’insediarono  all’inizio del XIX° sec.; i Lolo appartengono al gruppo tibeto-birmano. Il primo stato vietnamita nacque come una federazione di tribù all’inizio del VII° sec. a.C. nel delta del Fiume Rosso, Song Cai, che nasce nello Yunnan, e da lì è sciamato verso sud (1). Le grandi civiltà, come i Kmer e gli Han, non si sono formate per immigrazione esterna ma sono in certo senso “salite dalla terra” (ibidem) e hanno costituito delle comunità umane dedite alla forma agricola della risaia. Anche i francesi, che occuparono l’Indocina nel 1884, e gli americani, a partire dal 1959, cercarono senza successo d’intaccare la specificità del rapporto tra i villaggi e la nobiltà, il cui legame era basato sul principio per cui la terra era data dal Cielo affinché tutti gli uomini ne godessero. Essa apparteneva al popolo e non al sovrano il cui compito era far regnare l’interesse generale. Egli attribuiva terre ai funzionari ma non più del 13% con diritto ereditario, e i contadini erano uomini liberi e non schiavi. Quando il sovrano falliva e regnava ingiustizia e tirannia, decadeva il suo mandato celeste e il popolo aveva il diritto alla rivolta. La proprietà privata derivava dal principio dell’utilità sociale, la terra incolta dei villaggi apparteneva a tutti, colui che la dissodava ne diventava proprietario, se l’abbandonava perdeva tale diritto. Ogni sei anni le risaie comunali erano ripartite tra tutti gli abitanti iscritti nel comune. Nelle varie guerre i sovrani e la nobiltà si unirono al popolo nelle campagne e combatterono con la guerriglia il nemico.

Note

1.I primi insediamenti umani furono una “marcia verso sud”, un incontro tra le popolazioni contadine “vietnamite” e le varie minoranze che incontrarono sul territorio. Così che realtà etniche diverse formarono il villaggio, una struttura sociale specifica e forma di potere decentrato. Esso è la sede essenziale dell’identità vietnamita, sia dal punto di vista economico che culturale e antropologico. E’ il legame più saldo tra la popolazione e l’ambiente, la terra e l’acqua come equivalenti di patria, e diventa il punto di forza nella difesa di questa identità e nelle lotte per l’indipendenza nazionale. Tra Cina e Vietnam vi è stato uno scambio continuo di esperienze culturali e tecniche che li hanno influenzati entrambi. Il vietnamita non è un gruppo etnico specifico come i kmer o gli han, bensì un contesto umano, razzialmente eterogeneo e composito, formato per assimilazione di entità diverse sulla base di un comune modo di produrre e di vivere. Quasi tutte le popolazioni appartenenti alle minoranze oggi viventi nel paese non erano insediate prima dei vietnamiti, ma sopravvennero nel paese dopo di loro, riempiendo le terre lasciate libere dalla risaia vietnamita. Il Vietnam non è Cina, non ne fa parte. Ogni volta che la Cina tentò d’inglobare il Vietnam fallì.

Da “Storia del Viet Nam” di  Da Le Thanh Koi, introduzione di Enrica Collotti Pischel pag. XV, Einaudi 1979

Testo e Foto di Letizia Del Bubba

[caption id="attachment_10965" align="alignnone" width="872"] Photo@Credits by Letizia Del Bubba[/caption]

 

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