La storia del Mozambico

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L’attuale Mozambico, nell’età della pietra era abitato da gruppi etnici denominati San e Kholkhol. I Sandetti anche boscimani, erano principalmente dei cacciatori, mentre i Kholkol, detti anche balbuzienti (dalla parola ottentotti di origine olandese ) erano pastori. Si ritiene che i Khoikhoi si siano divisi dai San con l’introduzione dell’allevamento. La lingua Khoisan (una specie di dialetto) si caratterizza dalla pronuncia di suoni schioccanti come dei “clik”. In lingua Khoikhoi la parola “San” significa “uomini diversi da noi”, in quanto si riferiva ai diversi stili di vita ed al fatto che i San non possedevano animali.

La popolazione attuale in Mozambico discende da popoli di lingua bantu che migrarono dalla zona tra il Camerun e la Nigeria e si stanziarono tra il 200 e il 300 a.C., colonizzando gran parte dell’Africa sub-sahariana. In seguito a grandi cambiamenti climatici che resero la regione del Sahara arida, qualche gruppo decise di abbandonare le proprie terre colonizzando nuovi e fertili territori in modo da allentare la grande pressione demografica. Prima dell’arrivo dei bantu, il territorio era occupato da comunità di cacciatori e cercatori di cibo; da sud a nord, in tutta l’attuale regione del Mozambico, ci sono ritrovamenti archeologi che risalgono a questo periodo come pitture e manufatti di pietra levigata. I bantu si insediarono sui bacini fluviali litoranei  e poco tempo dopo anche all’interno; l’espansione era dovuta all’abilità bantu nella coltivazione, nell’allevamento del bestiame e soprattutto nella produzione di oggetti di ferro e rame. I villaggi di questa primitiva società erano sistemati lungo i corsi d’acqua, diventando di dimensioni considerevoli; le abitazioni erano costruite con tecnica mista di legno e fango. L’economia di base era costituita nella coltivazione di cereali (sorgo e miglio); in alcune aree questa attività era accompagnata dall’allevamento di bestiame. La ceramica, la tessitura e la lavorazione dei metalli erano abbastanza sviluppate, ma solo in alcuni casi come ad esempio in Zimbabwe, gli artigiani costituirono un gruppo specializzato indipendente dall’agricoltura. Erano merce di scambio anche prodotti di artigianato, pellami, avorio; i mercati erano spesso distanti tra loro, alcune società riuscirono a stabilire anche relazioni commerciali con mercati stranieri tra cui quelli asiatici. Queste attività commerciali, insieme a matrimoni e ad altri contatti tra i gruppi locali e gli arabi che giungevano sul litorale mozambicano, stimolarono la nascita di gruppi linguistici diversificati tra loro come per esempio i Naharra dell’isola di Mozambico e della zona costiera attorno all’isola, e i Koti di AngochePopolazioni meticce erano il prodotto di un secolare incrocio bio-culturale delle comunità swahili sulle coste e delle isole a nord del fiume Rovuma, che segna il confine con la Tanzania, con popolazioni nere locali, alle quali si unirono arabi, persiani, indù e malgasci.

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Con l’espansione commerciale e la divulgazione dell’Islam, queste società islamiche locali si strutturarono in comunità politiche, come gli sceiccati e i sultanati la cui dipendenza si mise in contrasto con le potenze swahili dell’epoca ed erano le isole della Tanzania di Zanzibar e Kilwa ; le relazioni non erano solo commerciali ma anche culturali. Queste comunità basavano la propria attività economica sull’agricoltura, sul commercio (in particolare marittimo). Disponevano di una discreta capacità navale e anche grazie al personale qualificato riuscirono a mantenere in funzione i circuiti commerciali e marittimi anche dopo l’insediamento dei Portoghesi lungo la costa. La conversione all’Islam, avvenuta nel 1300, rappresentò la transazione verso uno nuovo stadio, legato all’acquisizione di nuove leggi e nuove norme. La zona più sviluppata del Mozambico era la costa settentrionale, anche se un po’ periferica.

Si può dire che la storia europea in Africa Orientale nacque da una piccola isola, chiamata oggi Ilha de Moçambique. Quando l’esploratore portoghese Vasco de Gama arrivò in Mozambico, sbarcò a Ilha de Moçambique: era il 1498. Appena sbarcato, trovò altre navi attraccate, si trattava del primo porto importante dell’Africa orientale che avesse raggiunto. Qui incontrò uno sceicco che governava l’isola. Il nome Mozambico deriva dal suo nome Moussa Ben Mbiki.

Portoghesi e arabi-swahili, anno dopo anno, continuavano le lotte per il dominio commerciale. I portoghesi per primi raggiunsero il controllo quando nel 1505 stabilirono una stazione commerciale a Sofala; gli arabi ne stabilirono un’altra ad Angoche che conferì al fiume Zambesi (allora detto Cuama) una notevole importanza strategica per la navigazione. Presto il porto dell’isola di Mozambico iniziò ad essere considerato un punto di scalo necessario, una tappa obbligata nelle rotte marine verso l’India. Questo spiega come l’isola di Mozambico, nonostante le sue dimensioni ridotte, il clima difficile, la mancanza di risorse base come acqua e cibo, venne scelta dai portoghesi come maggior centro di interesse nell’Oceano Indiano e più tardi come capitale del territorio. Nel 1507 a Ilha de Moçambique, venne stabilita una vera e propria stazione commerciale; inizialmente fu un piccolo forte con stile castello portoghese, costruito in pietre usate come zavorre nei viaggi verso l’India. Il forte fu chiamato San Gabriel, poi conosciuto con il nome di “Torre vecchia”. Il punto più a nord dell’isola fu fortificato per difendere l’ingresso nella baia e lì, nel 1522, fu eretta la Cappella de Nossa Senora do Baluarte, l’edificio europeo più antico dell’Africa sub-saharianada questo momento in poi l’Isola di Mozambico crebbe in modo vertiginoso.

A partire dal 1509 il Mozambico era amministrato dalla colonia portoghese di Goa, quindi il Capitano Generale del Mozambico era subordinato al Viceré dell’India. La reazione degli arabi e degli indiani nei confronti dell’influenza portoghese nei loro commerci nell’Oceano Indiano, fece si che i portoghesi fortificassero il porto del Mozambico; la costruzione della imponente fortezza di S. Sebastiao a Ilha iniziò nel 1558; il Capitano Generale, da allora, iniziò a vivere sei mesi a Ilha e sei mesi a Sofala. L’albero del mango, gli agrumi, la coltura, la tessitura del cotone, alcune tecniche di costruzione come ad esempio la produzione di calce da conchiglie marine usata anche per la costruzione di abitazioni, moschee, pozzi e cisterne, furono contributi molto importanti provenienti dall’Asia.

L’introduzione di diverse abitudini alimentari a base di pesce, frutti di mare, riso, cocco, mango, agrumi ed altri frutti di origine asiatica, contribuì a migliorare la dieta alimentare, soprattutto per quel che riguarda le proteine animali, con conseguenze positive sulla salute delle popolazioni vicine alla costa. Alla fine del XVI secolo la piazza commerciale del Mozambico era già importante: Ilha de Moçambique era il punto focale dei commerci, con le sue due fortezze dominava senza rivali; l’ospedale (il primo in Mozambico) garantiva una copertura sanitaria di base alla popolazione. Tutto l’oro, l’argento, l’avorio che erano fonte di baratto per stoffe, alcool ed articoli vari, dovevano passare attraverso Ilha de Moçambique dove la destinazione dei vari articoli veniva definita e a questo scopo venne anche creata una dogana.

Il XVII secolo inizia con falliti tentativi da parte degli olandesi di conquistare Ilha. Non essendo più soddisfatti di commercializzare attraverso i portoghesi, mobilitarono i loro eserciti e le loro navi al fine di conquistare la loro fetta di mercato. Il risultato fu che nel 1607 la città di Ilha venne distrutta e la Cappella di San Gabriel mai più ricostruita. L’occupazione portoghese della terraferma trovò ostacoli e resistenza da parte della popolazione locale che viveva sulla costa.

Tra le principali piazze commerciali, sceiccati e sultanati, sono segnalate da nord a sud Quirimbas, Ibo, Pemba, Ilha de Moçambique, Sancul, Angoche, Quelimane, Sofala, Quiloane, Mambone.

Fatto rilevante nel corso del XVII secolo fu la conquista e l’occupazione olandese di Congo ed Angola, pertanto per il Mozambico questo significò l’inizio dell’esportazione di schiavi in Brasile.

Nella seconda metà del Settecento la domanda di schiavi superava quella di oro ed avorio; durante la prima fase del commercio degli schiavi i francesi furono quelli che presero il maggior numero di prigionieri, portati nelle isole Mascarenhas (unione di isole comprendenti Reunion, Mauritius e Rodriguez) ed obbligati a lavorare nelle piantagioni di zucchero. Il Mozambico poteva fornire alle isole Mascarene la manodopera di cui avevano bisogno e la colonia francese era in grado di fornire a Ilha alimenti, armi e munizioni delle quali la fortezza scarseggiava. Alcuni capitani al potere tolsero i dazi doganali con le merci da e per il Madagascar e le Comore. Così anno dopo anno nel porto di Ilha si succedevano le navi negriere. Nel decennio tra il 1780-90 il numero medio di navi francesi che attraccavano a Ilha era 5/6; il numero annuale di schiavi arrivava oltre il numero di 1900 e forse più. Verso il 1785 fu nuovamente proibita l’entrata nei porti del Mozambico alle navi francesi , ma nel giugno del 1787 fu regolata l’entrata di navi francesi al fine di fare schiavi in Mozambico e tra le clausole il regolamento comprendeva Ilha de Moçambique come luogo esclusivo del commercio degli schiavi. Nel 1778 uscirono da Ilha più di 5500 schiavi registrati e spediti e, verso la fine del secolo, il traffico da Kilwa a Lourenço Marques, l’attuale Maputo, con navi negriere dalle nazionalità più diverse. Oltre alle navi francesi e portoghesi, ce ne erano di danesi, inglesi, spagnole: il traffico si espandeva tra i restanti porti della costa.

All’inizio dell’Ottocento il traffico di schiavi in America superava quella delle Mascarenhas e Ilha de Moçambique era un vero centro dal quale si sviluppava questo traffico in tutte le direzioni: Indie, Isole dell’Oceano Indiano, Golfo Persico, Città del Capo, Americhe del Nord e del Sud e Caraibi. Erano tutte mete che fino al Novecento videro arrivare schiavi provenienti dal Mozambico, attraverso Ilha che, per un periodo, fu la capitale e come tale, tutte le imbarcazioni che passavano di lì dovevano pagare dazi per l’esportazione. La bellezza e maestosità degli edifici dell’Africa Orientale Portoghese, racchiusi per la massima parte a Ilha, furono tristemente costruiti grazie ai redditi prodotti dalla schiavitù. Nonostante l’abolizione nel 1837, il traffico di schiavi continuò in forme nascoste seguendo gli accordi tra francesi e portoghesi; agli schiavi era data una condizione legale fittizia di lavoratori. E’ in questo secolo che l’isola di Mozambico vide la sua massima espansione, un periodo di grande turbolenza politica, riflesso di grandi eventi in Portogallo ma anche della crescita e dell’indipendenza del Brasile (1822). Il clima di disaccordo e di grande incertezza raggiungeva un livello tale che i mercanti locali tentarono nel 1840 di unire il Mozambico con l’Angola e con il Brasile dati ai loro legami commerciali dovuti al traffico di schiavi. Il trasporto di schiavi continuò in modo illegale e proseguì fino al 1881, anno in cui il governo portoghese permise il reclutamento nell’isola di Ibo di “lavoratori liberi” per le colonie francesi di Mayotte e Nossi-Bè. Un decreto del 1882 includeva Reunion nella lista delle colonie in cui erano destinati i “lavoratori liberi”. Questo tipo di traffico continuò fino al Novecento.

Nel XIX secolo, sul territorio dell’attuale Mozambico, raggiunge il successo uno dei tre grandi imperi della storia dell’Africa australe: l’impero di Gaza. Estendendosi dal Rio Inkomati, a sud, fino al corso dello Zambesi, a nord, e dall’Oceano Indiano fino alle alture dei Chimanimani, l’impero di Gaza regge senza fatica il paragone con il regno di Monomotapa e l’Impero Zulu di Chaka, contando una popolazione stimata tra i 500.000 e i 2.000.000 di abitanti. Anche l’impero di Gaza ha origine dalla divisione di alcuni reggimenti dal grande esercito Zulu di Chaka, e dalla loro migrazione verso nord e verso territori dell’attuale Mozambico, nei primi del 1800. Incontrando e unendo le tribù incontrate lungo l’esodo, i generali Nguni si stabilirono a nord del fiume Inkomati, dando origine ad una nuova nazione, che ben presto divenne un importante regno. Il re Soshangane battezza con il nome di Gaza la nuova nazione ed assume il nome di Manukuse. Morirà nel 1858 e i figli Mawewe e Muzila, contendendosi il diritto alla successione, scatenando una sanguinosa guerra civile. Nel 1861, dopo una battaglia che conta oltre i 20.000 morti, Muzila sconfigge il fratello e si incorona Imperatore di Gaza. Sarà un periodo di relativa pace e accordi con il Governo Portoghese e Britannico. Alla sua morte gli succede il figlio Mudungazi, che assume il nome di Ngungunhane. Questo nome resterà nella storia come il più controverso sovrano africano, denominato Il Leone di Gaza. Intanto in Europa, durante la Conferenza di Berlino del 1885, le principali potenze europee (Portogallo, Germania e Gran Bretagna) si spartiscono i territori coloniali in Africa. Il re Ngungunhane, preoccupato per il suo futuro, sposta la capitale a Mandlakazi e prende accordi con gli inglesi. Nello stesso periodo, gli inglesi rivendicano la sovranità su alcune regioni occupate dai portoghesi e nel 1890 il Governo Britannico invia un ultimatum al Governo Portoghese. Il re approfitta della situazione ed invia un emissario dalla Regina Vittoria, chiedendo la sua protezione ed offrendosi come alleato contro i Portoghesi. Ma i due Governi raggiungono un accordo ed il regno di Gaza viene assegnato al Portogallo. Ngungunhane dovrà assoggettarsi ai Portoghesi. La reazione del Portogallo è energica e spietata ed infine occuperanno l’Impero di Gaza. Ngungunhane viene catturato e deportato a Lisbona. Il Leone di Gaza morirà di malattia durante l’esilio alle Azzorre. In Africa il suo Impero si disgregherà in breve tempo.

Nei primi anni ‘20 in Mozambico il Governo Portoghese rafforza il proprio controllo e la popolazione di coloni bianchi nei territori cresce progressivamente. Tuttavia, anche se la popolazione europea aumenta, non seguì un buon andamento economico e sviluppo del paese, ma invece ne consegue una politica di sfruttamento delle risorse che in poco tempo porta l’esasperazione della popolazione locale. Le prime proteste iniziarono verso la fine degli anni ’50 ed il 16 giugno 1960 a Mueda, una folla di braccianti indigeni manifesta di fronte al palazzo del Governo, contro le condizioni di lavoro. Il Governatore ordina una difesa militare e 600 manifestanti persero la vita. Il movimento di protesta invece di placarsi, aumenta. Il 25 giugno 1962 il pastore Tsonga Eduardo Chivambo Mondlane, fonda in Tanzania fonda il fronte di liberazione del Mozambico, meglio noto come FRELIMO. Questo movimento diviene in pochi anni, un movimento armato di chiara ispirazione marxista. L’obiettivo del movimento era quello di creare una comunità di lavoro collettiva sul modello sovietico. Il movimento si tramuta in obbiettivi per azioni militari contro i portoghesi. Il Governo di Lisbona reagisce violentemente mandando un contingente di 35000 uomini a rinforzare la presenza militare nel paese. Nel 1969 il pastore Eduardo Mondlane cadrà vittima di un attentato dinamitardo da parte del PIDE, la polizia segreta del Governo Portoghese. Ma l’episodio scatena ancor più l’ira del movimento FRELIMO. Inizierà una guerra coloniale che si estenderà oltre al Mozambico, l’Angola e la Guinea-Bissau. Alla guida del FRELIMO, sale un ex infermiere di umili origini: Samora Moisés Machel. Denuncerà lo squilibrio retributivo tra bianchi e neri ed i privilegi dei ceti ricchi della colonia. Nel 1970 diviene comandante delle forze FRELIMO.

In Portogallo , il 25 aprile 1974, un colpo di stato militare rovescia il Governo di Salazar: è la rivoluzione dei garofani, che porterà al progressivo ritiro delle truppe portoghesi dalle colonie. Di fronte alle enormi spese del conflitto ed al malcontento crescente tra le truppe, il nuovo Governo di Lisbona avvia trattative con le forze rivoluzionarie delle colonie. Il 7 settembre 1974, rappresentanti del Governo Portoghese e membri del FRELIMO, firmano in Zambia l’accordo di Lusaka. Il 25 giugno 1975, dopo 10 anni di guerra, il Mozambico si proclama indipendente e Samora Machel ne diviene presidente. La politica Di Samora Machel è di chiaro stampo marxista. Sul piano internazionale, sostenuto anche militarmente da Unione Sovietica e Cuba, Machel appoggia le organizzazioni terroristiche che operano nei vicini stati del Sudafrica e della Rhodesia, ospitando i campi di addestramento all’interno dei confini mozambicani. I due stati esasperati dalle azioni terroristiche e di guerriglia, tentano di contrastare militarmente le azioni armate di Machel, creando un movimento controrivoluzionario che prende il nome di RENAMO. L’intento sarà quello di indebolire il Governo Mozambicano. Ma ben presto il conflitto degenera, sfociando in una vera e propria guerra civile. Le due fazioni si combattono aspramente per 15 anni e porteranno distruzione e morte come mai prima di allora. Tutto viene distrutto, infrastrutture, scuole, ospedali, strade. I villaggi vengono rasi al suolo e incendiati. Inizia un esodo di proporzioni bibliche verso i paesi confinati di Malwi e Zambia. Nel 1980 lo Zimbabwe diviene una nazione indipendente, ed il Governo del nuovo presidente Robert Mugabe, invia truppe in aiuto delle forze regolari mozambicane. La RENAMO continua ad essere sostenuta dal Sudafrica.

Ormai però il Mozambico sta precipitando nel baratro. L’economia è annullata, le infrastrutture distrutte , i villaggi rasi al suolo, il paese è ingovernabile e Samora Machel chiede l’aiuto della comunità internazionale. Il Sudafrica si rende disponibile a sospendere il sostegno alla RENAMO in cambio dell’espulsione dal Mozambico dei militanti dell’ANC e la chiusura di tutti i campi di addestramento dei terroristi. Nel 1984 il Presidente Samora Machel e il Presidente del Sudafrica Louis Botha firmano l’accordo di Nkomati, che tuttavia non viene rispettato da nessuno dei due. L’ANC continua a trovare asilo in Mozambico e il Sudafrica a finanziare l’attività della RENAMO. Intanto, gli anni ’80 vedono un inasprirsi dei combattimenti intestini, destinati a durare ancora un decennio e un esodo di migliaia di profughi che cercarono scampo in Malawi, Zambia e Zimbabwe.

Il 19 ottobre 1986, l’aereo sul quale viaggiava la delegazione del Governo Mozambicano, precipita sui Monti Lebobo tra il confine del Mozambico ed il Sudafrica. A bordo vi era il Presidente del Mozambico Samora Moisés Machel che morì nell’impatto. Il Mozambico e i paesi del blocco sovietico accusarono immediatamente i Servizi Segreti Sudafricani di sabotaggio attribuendo a loro la responsabilità dell’incidente e della morte di Machel. Tuttavia tutte le inchieste che si aprirono non portarono a nessuna prova sul coinvolgimento del Sudafrica, anche se la morte di Machel fece comodo al Sudafrica che si liberò di un vicino ostile, ma ne ebbe giovamento anche la classe politica mozambicana, che ritrovò spazio.

A Machel succede Joaquin Chissano, ex ministro degli esteri. Il Mozambico in questo momento storico è distrutto e allo sbando. Soltanto verso la fine degli anni ’80, i dirigenti della FRELIMO comprendono che la via del marxismo non è la strada giusta per il Mozambico e, durante il congresso ufficiale del 1989, il partito abbandona ufficialmente la dottrina marxista. Intanto in Sudafrica il regime dell’apartheid sta crollando e molti storici alleati del paese (tra i quali gli Stati Uniti) si defilano.

In questo clima iniziano le trattative tra le due fazioni in lotta il FRELIMO e la RENAMO. Nel novembre del 1990 viene approvata una nuova Costituzione che trasforma il Mozambico da stato a partito unico in repubblica multipartitica. Il FRELIMO resta al potere e la RENAMO, che conta ancora molti sostenitori, si trasforma da movimento armato in partito politico d’opposizione. Gli scontri armati non cessano e solo con l’intervento di mediazione della Comunità di Sant’Egidio, il 4 ottobre 1992 i leader delle due fazioni Joaquin Chissano e Alfondo Dhlakama, firmano un accordo di pace a Roma che prevede la deposizione bilaterale delle armi e la smobilitazione delle milizie. Il 15 novembre 1992, il cessate il fuoco diviene operativo. Il 13 ottobre 1992, l’ONU approva la risoluzione n. 782 che prevede l’invio di un contingente di pace. Nel febbraio del 1993 viene inviato in Mozambico un contingente di 6.500 caschi blu, denominato UNOMOZ, al comando del Gen. Aldo Ajello. La maggior parte del contingente è costituita da militari italiani provenienti da reparti della Marina, dei Paracadutisti e degli Alpini, che svolgeranno operazioni di pattugliamento nei principali corridoi del paese, azioni di vigilanza sul cessate il fuoco e la supervisione della consegna degli armamenti deposti dalle fazioni.

Nel 1994 sotto l’attento controllo dei militari dell’UNOMOZ si tengono le prime elezioni multipartitiche del paese ed il FRELIMO si riconferma il maggiore partito, restando al governo. Ma la RENAMO ottiene un inaspettato consenso, che sfiora il 38% dei voti e si conferma a pieno titolo una forza politica. La sua presenza è prevalente nelle province di Sofala, Manica, Tete, Zambesia e Nampula e può ritenersi ormai matura per aspirare al governo del paese.

Dopo le elezioni del 1994 i profughi che avevano abbandonato il paese, rientrarono in Mozambico. Nel 1995 il Mozambico entra nel Commonwealt (Impero Britannico). Le successive elezioni del 1999 riconfermano il FRELIMO di Chissano al governo, nonostante le insinuazioni di brogli elettorali e il basso margine di voti. Joaquin Chissano due anni più tardi, dichiara di non volersi ripresentare alle prossime elezioni del 2004, in aperta critica ai Capi di Stato totalitaristi dei vicini Zambia e Zimbabwe, che continuano a governare per diversi mandati. Nel dicembre 2004, il FRELIMO vince ancora, ed il suo nuovo candidato Armando Guebuza diviene Presidente, nel febbraio del 2005.

Filipe Nyusi, attuale Presidente della Repubblica del Mozambico. In carica dal 15 gennaio 2015.

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