Tra cielo e terra (Vietnam, 1999) - Parte II°

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Tra cielo e terra, Hanoi, baia di Halong  - Vietnam 1999.

Hanoi: è una tranquilla città di quasi un milione di abitanti. Ci sono molte biciclette ma in poche giorni si visita a piedi. L’Antico tempio confuciano della Letteratura dell’XI° sec., era la sede dell’Università per formare i funzionari che dovevano amministrare il paese. Ogni stele di pietra porta inciso il nome di chi si è laureato tra il 1442 e il 1778. I concorsi per funzionari erano aperti a tutti gli uomini esclusi i fuorilegge. La lingua vietnamita deriva dal vocabolario base della lingua kmer a cui si è aggiunta la lingua cinese, ma la scrittura non è in ideogrammi bensì usa l‘alfabeto latino introdotto da alcuni monaci francesi (1). Alla Pagoda degli Ambasciatori vivono ancora dei monaci. Il Museo della Rivoluzione ci offre orribili immagini della lotta contro la dominazione coloniale francese, quando i vietnamiti combattevano armati dei loro attrezzi da lavoro e con trappole mortali di bambù nella foresta. La liberalizzazione economica ha trasformato tutti in imprenditori. La proprietaria del piccolo hotel dove alloggiamo è un’insegnante d’inglese che, dopo la scuola, accoglie i turisti. Tutti qui hanno un lutto in famiglia per la guerra con gli U.S.A., manca una generazione di uomini (2), i superstiti, orribilmente mutilati. Il Ponte Long Bien sul Fiume Rosso, lungo 600 m., è tristemente famoso per i bombardamenti giornalieri a cui era sottoposto durante questa guerra. E’ l’unico collegamento ferroviario col nord così le bombe americane lo distruggevano di giorno e i vietnamiti lo ricostruivano di notte. Poi decisero di utilizzare i soldati americani prigionieri come scudo, così i bombardamenti cessarono. Oggi è trafficato soprattutto da ciclisti e persone con grandi fagotti sul bilanciere portato in spalla. Da Hanoi è possibile effettuare varie escursioni, una è all’antica capitale Hoa Lu. Dopo il tragitto in bus saliamo su piccole barche che scivolano silenziose tra risaie e rocce calcaree. E’ un viaggio pieno di poesia che ci fa bene al cuore. Lo stesso incanto possiede l’escursione alla Pagoda dei profumi, un’enorme grotta di formazione calcarea con al centro immagini del Buddha e bastoncini d’incenso. Da Hanoi partiamo per la Baia di Halong. Il viaggio è lungo perché le condizioni delle strade e dei ponti sono pessime. Lungo la strada risaie a perdita d’occhio, uomini che arano aiutati dai bufali, donne piegate con l’acqua fino ai polpacci a piantare il riso. Ragazze più giovani passano l’acqua da un campo più basso ad uno più alto usando un secchio legato ad una fune che fanno dondolare come un’altalena. Nella baia c’è sempre foschia. Essa comprende circa tremila isole ed era un tempo rifugio di pirati. Il nome Halong significa “dove il dragone discende al mare”, infatti secondo la leggenda il luogo fu creato da un mitico drago che discese dalle montagne per sbarrare la strada all’invasione cinese, gli isolotti che affiorano dal mare sono le scaglie della sua schiena. Ad Halong nel 1948 fu firmato il trattato che sanciva l’indipendenza del Vietnam dalla Francia.

Note
1.I primi testi in lingua Nom apparirono nel XIII° sec. ma già nel 1097 erano state codificate le leggi vietnamite, molto avanzate per quell’epoca: l’eredità era divisa in parte uguali fra tutti i figli e le figlie. In assenza del primogenito l’amministrazione della casa e dell’azienda spettava alla figlia primogenita. La donna poteva lasciare il marito se questo l’abbandonava per almeno sei mesi, un anno se la coppia aveva dei figli, e conservava la propria dote, inoltre aveva il diritto alla metà dei beni acquisiti durante il matrimonio.
2-in quella guerra gli USA persero 58 mila soldati, le perdite vietnamite, civili compresi, furono 3 milioni. I giornali americani iniziarono a denunciare i massacri come quello di My Lai nel 1970.

Testo e foto di Letizia del Bubba

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Photo@Credits by Letizia Del Bubba[/caption]

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