TRA CIELO E TERRA (VIETNAM, 1999) – PARTE III°

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Tra cielo e terra (Huè, Hoi An, My Son, Natrang, Ho chi min city e delta del Mekong)

Ci spostiamo a Huè, città del 1687, residenza dell’imperatore con la Città proibita, non sontuosa come quella di Pechino, ma con vasti giardini di bonsai. Solchiamo il Fiume dei profumi per visitare le varie tombe degli imperatori seppelliti qui dal 1802 al 1945. Più a sud sorge Hoi An, un piccolo villaggio che, dal XVII° al XIX° sec. insieme a Macao e Malacca, ospitava numerose comunità di mercanti cinesi. Le antiche residenze in legno hanno balconi e ballatoi intarsiati, sono in stile giapponese, cinese e vietnamita, con giardini segreti affacciati sul fiume dove attraccavano i battelli con le mercanzie.

Girovaghiamo in bicicletta e attraversiamo il Ponte di legno giapponese, nel cuore della città, con le piccole strade su cui si affacciano basse case colorate e studi di pittori. Proseguendo verso sud troviamo il sito archeologico più importante del paese, My Son, dove regnavano i Chamo Champa dal II° sec. al XV° sec. La loro arte era fortemente influenzata da quella cambogiana, thailandese, birmana, indonesiana e indiana. Erano induisti, in seguito i loro discendenti sono diventati islamici ma con regole non molto rigide. Molti siti sono stati distrutti dai bombardamenti americani perché luogo di rifugio dei soldati vietcong. Qui la giungla nasconde ancora mine e proiettili inesplosi. A Natrang ci accoglie un villaggio di pescatori, le barche partono al tramonto per la pesca notturna con le lampare. In un bar dove eravamo andati a bere una birra 333, prodotta in Vietnam, intervengo in difesa di una giovane donna colpita da un uomo, bloccandolo al collo!

Ho chi Min invece, la vecchia Saigon, è una metropoli di oltre 6 mil. di abitanti e di 2 mil. di motorini. Visitiamo il mercato Bin Thay nel quartiere cinese di Cho Lon, più affollato e rumoroso del solito dato che siamo vicino alla Festa del Thet, il capodanno vietnamita, che dal X° sec., segna nel calendario lunare il rinnovo della natura. Molte famiglie emigrate tornano per l’occasione a visitare i parenti e si organizzano ricchi pranzi che durano vari giorni (1).

Il tempio caodista che sorge nei dintorni della città, è decisamente kitch, ispirato allo stile dei templi cinesi e delle chiese francesi rococò. Il caodismo cerca di unire Oriente e Occidente, buddismo e cristianesimo, ed è molto seguito in questa zona. Sono vegetariani, credono in un unico dio e nella reincarnazione. Durante la funzione religiosa le tuniche colorate dei sacerdoti e quelle bianche dei fedeli, le alte colonne a torciglione dipinte, gli affreschi del soffitto, le inferriate delle ampie finestre col triangolo e l’occhio divino, colpiscono i sensi, abbagliano, e forse questa è la loro funzione come nel nostro barocco. Ma qui con meno sfarzo, non ci sono ori e argenti. La chiesa qui non ha ricchezze. Per tre giorni solchiamo i canali del delta del Mekong, attraversando il fiume col ferry boat perché molti ponti sono ancora distrutti. Qui si lava, si cucina, si fa mercato, ci si sposta da un villaggio all’altro, il fiume è la vita.

Note:

1 Il 31 gennaio 1968 mentre gli americani pensavano che i vietcong avrebbero festeggiato il loro capodanno, ci fu una grande offensiva da parte vietnamita. La guerra durò fino al 1975 quando gli americani fuggirono dal tetto dell’ambasciata americana di Saigon con gli elicotteri.

Testo e foto di Letizia del Bubba

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tempio caodista
Photo@Credits by Letizia Del Bubba[/caption]

 

 

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