Il ritorno tanto atteso in Mauritania con Viaggitribali: racconto di viaggio

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Letizia Del Bubba, viaggiatrice appassionata e affascinata dalla Mauritania, racconta il ritorno con Viaggitribali nella parte sud orientale del Paese.

Finalmente, dopo tre anni di pandemia, riesco a ritornare in Mauritania per esplorare la parte sud orientale: Oualata e Tichitt, le carovane del sale nel deserto, il Guelb el Richat, “l’occhio del Sahara”, e la grande festa nazionale che non riusciremo a vedere perché rimandata di quattro giorni. Ovviamente, poi, passeremo anche da Ouadane e Chinguetti per poi arrivare all’Oceano.

Quest’anno siamo solo sette, nasce subito un’amicizia con una simpatica coppia di toscani e una torinese, grande viaggiatrice: nuovi compagni di avventura!

Vista di Tichitt, un villaggio di case di fango e pietra che si fonde con il paesaggio desertico

Tramonti e lune infuocate nelle notti al campo

Durante la prima notte al campo a Kamour fa caldo: dormiamo in canottiera fuori dal sacco a pelo. Nei giorni seguenti le temperature serali resteranno alte fino all’arrivo a Chinguetti.

Siamo a metà tra l’altopiano del Tagant e il massiccio montagnoso della regione di Assaba. Qui impariamo subito a lavarci e a fare il bucato con un’unica piccola scodella d’acqua e una spugna.

Dopo cena, con le musiche del cellulare di Lamin “2”, uno degli autisti, danzeremo sotto la luna piena! Lamin “1”, l’altro autista, ha il mal di schiena, così gli faccio il solito massaggio serale insieme a pomata e pasticche.

Dopo Néma, visto che una ruota è completamente distrutta, ci fermiamo nella cittadina di Kiffa per cambiarla.

Seduti sul ciglio della strada osserviamo una fila di carretti carichi di persone e animali trainati da asini.

Come al solito i tramonti sono mozzafiato, ma ora c’è anche la luna piena e, svegliandomi la mattina molto presto, posso ammirare la luna di un colore rosso fuoco.

Accampamento turistico nel deserto della Mauritania, con tende e fuoristrada, ai piedi di una duna.

I muri rossi di Oualata, mentre passano dromedari carichi di sale

Oualata è una città con case dai muri rossi e porte intagliate nel legno e incesellate nel metallo.

Visitiamo la piccola e antica biblioteca con la solita disponibilità del proprietario.

Le donne appaiono e scompaiono nei loro ampi abiti e veli colorati. Spesso non vogliono essere fotografate in viso, che nascondono. Mi limito, quindi, a coglirle da dietro o da lontano.

Nell’attraversare il deserto incontriamo spesso carovane di dromedari cariche di sacchi di sale. A Tagouraret, infatti, c’è una salina. Da qui le carovane partono per trasportare il sale in Mali.

Famiglie di nomadi si trasferiscono caricando tutto sul loro dromedario, il loro capitale. Un dromedario, infatti, può costare anche mille euro!

Uomini vestiti con abiti tradizionali e turbanti bianchi e blu cavalcano dromedari nel deserto.

Durante questi trasferimenti si possono vedere giovani donne trasportare tutti i loro beni in un unico sacco colorato.

Ci fermiamo in una zona con dei pozzi per abbeverare gli animali e per sciacquarci faccia, braccia e testa. Fa caldo, ma è molto ventilato.

Es Sba: rocce a forma di elefante e “ciabattini nel deserto”

Arriviamo a Es Sba, dove ci accolgono alte formazioni rocciose che somigliano alle dita della mano di un gigante.

In mattinata, dopo una lunga camminata, arriviamo ad altre rocce, queste somigliano ad un elefante.

Imponente formazione rocciosa a forma di elefante in Mauritania, con sabbia.

Purtroppo la suola di una mia scarpa si sta scollando. Faccio fatica a camminare, mi fermo sotto un albero e mi vengono a prendere con l’auto.

Lamin “1”, col suo miracoloso mastice, mi aggiusta la scarpa come un vero ciabattino.

La sera però, per non rischiare di tornare a casa con la scarpa rotta, mi faccio prestare le scarpe da trekking di un partecipante a cui non servono. Con queste ai piedi continuerò il viaggio.

Per il pranzo sostiamo vicino ad un campo di nomadi: un nugolo di donne, bambini e bambine “ci assalgono” in cerca di regali.

Tichitt: il fascino del tempo sospeso

Ancora deserto, le dune amate e sognate coi ciuffi di erba che emergono da piccole alture, le creste spolverate dal vento, le ombre formano disegni.

Arriviamo a Tichitt, la città sembra deserta, infatti è proprio qui che scopriamo che la festa è stata rinviata.

Visitiamo la città del 1142, caratterizzata da case interamente costruite in pietra di scisti, e ammiriamo un antico manoscritto sempre attornati da bambini e bambine incuriositi dalla nostra presenza.

Vista aerea di Tichit, un villaggio di case di fango e pietra che si fonde con il paesaggio desertico

Fatichiamo a ritrovare la strada per tornare all’accampamento che si trova in uno splendido palmeto.

L’indomani ci aspetta un lungo trasferimento in auto. La sabbia mi fa tossire quando sono in auto, ma indosso una mascherina chirurgica e va molto meglio.

Il giorno dopo sostiamo sulle sponde di un piccolo lago. Purtroppo l’auto di Lamin “1” continua ad avere problemi con la frizione. Ci fermiamo, quindi, a 80 km da Atar dove per telefono viene richiesta una nuova auto con nuovo autista. Purtroppo Lamin “1” ci lascia!

Di sera al campo fa abbastanza freddo. L’indomani ci aspetta una camminata per ammirare le pitture rupestri e, solo da lontano, Fort Sagan in quanto stanno rifacendo la strada e non possiamo avvicinarci. 

Ouadane: antiche biblioteche, sciami di bambini e la prima stella cadente

Lungo il viaggio sostiamo per il pranzo ed acquistiamo delle collane di pietra da alcune donne arrivate all’improvviso.

Arriviamo a Ouadane e visitiamo la casa del “signor raccoglitutto”, una miriade di oggetti vecchi e nuovi… È il suo tesoro! Proseguiamo con l’antica biblioteca e la città, seguiti da uno sciame di bambini.

Stasera vedo la prima stella cadente, una delle tante che vedrò da qui alla fine del viaggio, una addirittura con una specie di coda, come nelle mie fiabe!

Arriviamo con un giorno in anticipo e all’”auberge”, costruzione in muratura dove dormire e con delle vere docce! Che meraviglia!

Rovine di edifici storici in pietra a Ouadane, nel deserto, con un paesaggio roccioso.

Guelb el Richat, “l’occhio del Sahara”

L’indomani partenza per il Guelb el Richat, “l’occhio del Sahara”. Ci troviamo, infatti, proprio al suo centro.

Qui arriva una donna in jeep, Zeida, in compagnia di un giovane turista spagnolo. Zeida, lasciata dal marito con due bambini piccoli, ha iniziato a lavorare con una piccola attività commerciale, poi un ristorante, un campeggio ed ora ha il miglior hotel di Ouadane.

Col suo fuoristrada accompagna i turisti nelle escursioni in zona. Direi proprio che il divorzio è stata la sua fortuna… Infatti non vuole altri mariti!

La sera canti e balli nel tendone con l’intero villaggio.

La mattina dopo andiamo alla piccola scuola lì vicino e lasciamo penne, quaderni e soldi raccolti tra noi.

In seguito visitiamo la parte vecchia di Chinguetti, ormai sommersa in parte dalla sabbia, e le antiche biblioteche. Il suo proprietario mi riconosce!

Un bibliotecario mauritano di Chinguetti mostra un manoscritto antico, circondato da scaffali di libri.

Proseguiamo il viaggio percorrendo strade tra valli e montagne rocciose fino ad Atar dove girovaghiamo a lungo per il mercato e dove acquistiamo i datteri.

A cena ci viene a trovare Elbu, il capo cuoco e autista nel viaggio di tre anni fa, che, a causa del Covid, ha cambiato lavoro. Mi ha fatto molto piacere rivederlo!

Verso l’Oceano e il viaggio di ritorno

Lungo la strada, nel deserto, incontriamo altri dromedari con la loro testa dritta tipo periscopio e bocca semi aperta. Non si sa se sorridano o se vorrebbero morderci! Ci osservano passare veloci…

Nel pomeriggio arriviamo in riva all’oceano su splendide dune e lì campeggiamo. Tramonto, colori, stelle, vento.

Trascorriamo tutta la mattina seguente a camminare sulla spiaggia, tra gusci di conchiglie e rami spezzati di coralli e a fare il bagno!

Pranziamo nella grande tenda berbera su cuscini e tappeti. Qui non ci sono le grandi acacie a ripararci dal sole.

Nel primo pomeriggio smontiamo tutto e ci rechiamo al mercato del pesce, riconoscibile da lontano dal tanfo inconfondibile, e ammiriamo le barche colorate dei pescatori, che vengono tirate a riva con il pescato.

Arriviamo, infine, in hotel dove ceniamo e ci prepariamo per il rientro in Italia.

Alioune ci saluta elegantissimo nella sua veste blu Mauritana…

Tende bianche per accampamento turistico nel deserto, con dune di sabbia dorata, oceano sullo sfondo e cielo azzurro.

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